DeepL Translate: Il miglior traduttore al mondo

DeepL Translate: Il miglior traduttore al mondo

Si considerano qui una serie di usi italiani non immediatamente “suggeriti” dall’inglese, per i quali cioè non esiste un’equivalenza formale nella lingua source delle traduzioni tale da indurre il traduttore ad adoperarli. Tra i parametri qui analizzati, vi sono le forme lessicali enfatiche mica, meno male, senz’altro, magari e forme concorrenti quali indicativo e congiuntivo da una parte, passato prossimo e passato remoto dall’altra. Per avere un’ampia gamma di stili narrativi, abbiamo scelto sia romanzi di genere che testi letterari, anche se gli autori più sperimentali (come Gadda o Joyce) sono stati evitati. Tutti i romanzi scelti sono stati pubblicati da grandi case editrici e molti dei loro autori sono ben noti (Dickens, Hemingway, Agatha Christie da una parte, Pavese e Baricco dall’altra). Tuttavia, poiché questo studio non mira a stabilire se i testi in inglese hanno avuto un’influenza sulla lingua italiana, ma soltanto a rilevare l’effettivo uso di certi elementi linguistici nelle traduzioni o nei romanzi autoctoni, non sono stati presi in considerazione i dati di vendita di questi romanzi. L’analisi dei mutamenti linguistici nella lingua dei romanzi italiani autoctoni e tradotti ha consentito di delineare in questi due macrogruppi di testi l’incidenza dei processi di standardizzazione, trasgressione dello standard e ristandardizzazione che hanno interessato il sistema linguistico-letterario italiano dall’Unità a oggi.

2. Congiuntivo

In questo gruppo rientrano la perifrasi progressiva e i pronomi personali, che oggi sono entrambi soggetti a fenomeni di ristandardizzazione. […] E la verità da portare in luce è proprio quella condizione di subalternità in cui si dibattono non solo gli scrittori ma tutti. Per la maggior parte dei parametri, però, è emerso che nella prima e nell’ultima fase considerata, quelle cioè interessate rispettivamente dai processi di standardizzazione e neostandardizzazione, le traduzioni si configurano come un fattore di stabilità e di ancoraggio all’italiano della tradizione letteraria. In epoca contemporanea sembra essersi verificato un ridimensionamento nell’uso di queste espressioni, forse in reazione alla contaminazione tra scritto e parlato tentata nei decenni centrali del Novecento o forse anche perché sono un po’ passate di moda. Tra i tratti linguistici esenti da interferenza perché privi di un corrispettivo isomorfo in inglese vi sono forme lessicali enfatiche come la negazione rafforzata dalla particella mica, le locuzioni avverbiali senz’altro e meno male e l’interiezione magari. Anche in questo caso, quindi, si riscontra che mentre nella fase centrale lo stile delle traduzioni si distaccava da quello dei romanzi autoctoni per un minor livello di formalità, nelle traduzioni contemporanee vi è un relativo recupero https://www.centrotraduttorieditoriali.it/ di un tempo verbale sempre meno usato negli originali pubblicati nella stessa fase. Ancora una volta vale la pena ricordare che alcune case editrici insistono sull’uso del passato remoto nelle traduzioni anche laddove il traduttore aveva scelto il passato prossimo. Ribadiamo che non rientra negli obiettivi del presente studio speculare sulle cause di questo cambiamento. Notiamo solo che i dati ricavati per i romanzi autoctoni sembrerebbero confermare una tendenza a una trasmissione più diretta e concisa delle informazioni, come già aveva osservato De Mauro (1999, 194) e un certo snellimento della sintassi del periodo in linea con quanto avviene nelle altre lingue europee (Santulli [2009, 167] parla di una «tendenza alla disarticolazione»). La tradizionale propensione all’amplificazione e alla complessità sintattica, che si esprime anche nella lunghezza dei periodi, non solo sembra più contenuta nei testi tradotti (come aveva già notato Cortelazzo 2010, XV), ma è oggi meno accentuata anche nei testi letterari autoctoni.

Allargamento e analisi di un Corpus Intermodale: le parole chiave del Sottocorpus di Italiano di EPTIC_2011

In ogni caso le traduzioni di Niccolò furono utilizzate per la correzione del testo di Galeno già nella prima edizione greca delle sue opere pubblicata dagli eredi di Aldo Manuzio a Venezia nel 1525, e nelle edizioni successive greche e latine. Non sorprende quindi che le traduzioni di Niccolò siano le più studiate tra quelle medievali dei medici greci, e che alcune edizioni critiche siano state già pubblicate, mentre altre sono in preparazione . Tuttavia molte traduzioni di Niccolò, soprattutto quelle dello pseudo-Galeno, non hanno ricevuto nessuna attenzione da parte degli studiosi, e il corpus delle sue traduzioni non risulta ancora ben definito. Va ricordato infatti che, stando alle statistiche sull’editoria relative al 2000 (AIE 2002), la narrativa tradotta copre circa il 70% delle copie stampate dalle case editrici italiane. Di queste traduzioni circa il 63,5% è rappresentato da opere tradotte dall’inglese (per quest’ultimo dato si rimanda a UNESCO 2010, 87). Il dato mostra in primo luogo come nel tempo il ricorso a questa forma sia aumentato in entrambi i tipi di testi, soprattutto nelle traduzioni.

  • Tra i tratti linguistici esenti da interferenza perché privi di un corrispettivo isomorfo in inglese vi sono forme lessicali enfatiche come la negazione rafforzata dalla particella mica, le locuzioni avverbiali senz’altro e meno male e l’interiezione magari.
  • Ci si chiede, allora, se le traduzioni dall’inglese mostrino un uso più frequente dei pronomi personali soggetto, come hanno dimostrato precedenti analisi condotte su corpora testuali differenti (per esempio Cortelazzo 2007b; Cardinaletti 2004).
  • In generale, dal confronto tra originali e traduzioni nelle tre fasi risulta che mediamente in traduzione si avevano periodi più brevi rispetto ai romanzi originali italiani nelle prime due fasi, mentre si è arrivati a una sostanziale uniformità (nella brevità) nella terza. https://qualified-koala-z95l62.mystrikingly.com/blog/localizzazione-e-adattamento-di-testi-in-tutte-le-lingue-servizi-linguistici
  • Ci si è chiesti, pertanto, se tale forma, più diffusa in inglese che in italiano, ricorresse con maggior frequenza in traduzione rispetto ai testi scritti originariamente in italiano.
  • Nella prima edizione latina di Galeno, curata da Diomede Bonardo e stampata da Filippo Pinzi a Venezia nel 1490, sono pubblicate circa quaranta traduzioni di Niccolò, quando ormai si stavano preparando nuove traduzioni umanistiche, stilisticamente vicine al latino classico, che negli anni successivi avrebbero sostituito quelle medievali.
  • Ci siamo chiesti se a questa differenza d’uso nelle due lingue corrispondesse una maggiore frequenza di esso nelle traduzioni rispetto agli originali italiani.

La rappresentazione della traduzione ha effetti socio-politici e funziona come un dispositivo attraverso cui l’individuo immagina la sua relazione con la comunità nazionale o etnica, di questi dispositivi il contributo cerca di rendere conto, confrontandosi in modo particolare con le proposte che vengono dagli studi non soltanto euro-americani sulla traduzione. Questo dato consentirebbe di ipotizzare – ma tale ipotesi attende la prova di dati più specifici – che in traduzione si usino più che negli originali inglesi i nomi propri, per evitare l’imbarazzo nella scelta del pronome, come già notava Parks (1997) a proposito della traduzione italiana di Women in Love di D. L’inglese usa il present tense solo con riferimento a situazioni di routine, per indicare azioni ripetute o stati continuativi, mentre ricorre al present continuous per riferirsi ad azioni singole nel presente. Ci si è chiesti, pertanto, se tale forma, più diffusa in inglese che in italiano, ricorresse con maggior frequenza in traduzione rispetto ai testi scritti originariamente in italiano. A livello metodologico, il primo passo è consistito nell’individuazione di parametri di tipo morfo-sintattico per condurre l’analisi testuale mediante il programma informatico WordSmith Tools. Poiché la ricerca non verteva su categorie grammaticali (l’intento, cioè, non era di quantificare aggettivi, avverbi, verbi, ecc.) ma su singole forme (ricorrenze di parole specifiche), non è stato necessario etichettare il corpus. In generale, dal confronto tra originali e traduzioni nelle tre fasi risulta che mediamente in traduzione si avevano periodi più brevi rispetto ai romanzi originali italiani nelle prime due fasi, mentre si è arrivati a  una sostanziale uniformità (nella brevità) nella terza.  https://trad-testi.bravejournal.net/traduttore-pdf-online-traduci-gratis-i-pdf-in-qualsiasi-lingua Niccolò da Reggio è l'ultimo grande traduttore medievale di testi medici, attivo alla corte di Napoli tra il 1308 e il 1345. Le sue traduzioni rigidamente letterali, de verbo ad verbum, non ebbero grande diffusione, perché erano poco comprensibili ai lettori che non conoscessero il greco, e perché nell’insegnamento universitario continuarono ad essere utilizzate le traduzioni dall’arabo. In genere le traduzioni di Niccolò sono conservate in pochi manoscritti o soltanto nelle edizioni a stampa . Nella prima edizione latina di Galeno, curata da Diomede Bonardo e stampata da Filippo Pinzi a Venezia nel 1490, sono pubblicate circa quaranta traduzioni di Niccolò, quando ormai si stavano preparando nuove traduzioni umanistiche, stilisticamente vicine al latino classico, che negli anni successivi avrebbero sostituito quelle medievali.